Profilo biografico di Antonio Rossaro
Antonio Sante Rossaro nasce nel 1883 a Rovereto (TN) dove trascorre la prima infanzia e svolge le scuole primarie e avvia gli studi ginnasiali. A 15 anni si trasferisce a studiare presso i Padri Giuseppini di Volvera (TO) dove porta a termine gli studi ginnasiali. Intraprende quindi gli studi Teologici spostandosi in diverse sedi dell’Ordine dei Giuseppini (Bassano del Grappa, Vicenza e Modena). Gli studi sono bruscamente interrotti nel 1907 quando, ormai quasi al termine del ciclo di esami dei vari anni (sostenuti peraltro con ottimi risultati), Antonio Rossaro viene espulso dai Padri Giuseppini (“dispensato” dalla promessa fatta all’Ordine) a seguito di diverse mancanze che gli vengono rimproverate, riconducibili a una generale scarsa vocazione per la vita religiosa di cui Rossaro stesso è cosciente, persuaso che la sua vera strada sia la vita ecclesiastica. Nell’estate del 1907 si trova a Trento. Cerca di entrare in Seminario dove però non viene ammesso dal Vescovo Celestino Endrici che gli suggerisce di rivolgere presso altre sedi la sua domanda. Dopo qualche mese nei collegi vescovili di Trento e di Treviso, nel gennaio del 1908 Antonio Rossaro è al Collegio diocesano Angelo Custode di Rovigo: qui cerca di farsi accettare in Seminario per concludere i suoi studi e raggiungere l’obiettivo finale dell’ordinazione sacerdotale per poter iniziare la vita ecclesiastica. La domanda non viene accettata subito da un Vescovo, Pio Tommaso Boggiani, che sembra restio a accogliere nel suo gregge un chierico dai trascorsi non del tutto esemplari, che vengono puntualmente ribaditi nelle informative che vengono richieste sul suo conto. Tuttavia nell’autunno del 1909, in un incrocio decisivo con i drammatici fatti che condussero all’Interdetto di Adria (città presso la quale il Boggiani venne fatto oggetto di un’aggressione violenta da parte della popolazione), la situazione si sblocca inaspettatamente a suo favore e gli viene concesso di entrare finalmente in Seminario dove porta a termine gli studi Teologici. Antonio Rossaro viene così ordinato sacerdote il 1° aprile del 1911 e inviato, quale vice parroco, nella parrocchia di Ceneselli, un piccolo centro ai margini della provincia di Rovigo, dove inizia così la sua attività pastorale.
Fin dai primi anni della permanenza a Rovigo, anche per la frequentazione di fuoriusciti trentini che vi si erano stabiliti, si rafforzano in Rossaro quei sentimenti patriottici e irredentisti che forse aveva cominciato a nutrire già in precedenza. Con l’approssimarsi dei venti di guerra l’irredentismo si trasforma in un convinto interventismo e, su questi temi ideali, Antonio Rossaro non tarda a mostrarsi instancabile propagandista e persona di grande intraprendenza. A guerra avviata si fa promotore di iniziative varie, anche con l’aiuto del cugino architetto e artista Giorgio Wenter che, disertata la chiamata alle armi asburgiche, era fuggito in Italia (dopo Rovigo, andrà a Roma dove trovando lavoro italianizzerà il suo cognome aggiungendo a Wenter il cognome Marini, della madre, sorella della madre di Antonio Rossaro). Tra le iniziative più importanti merita ricordare almeno la serie di dodici cartoline con versi e illustrate intitolata “Il Trentino durante la guerra” che andarono presto esaurite; la fondazione della rivista “Alba Trentina” nel 1916 (curata nella grafica appunto dal cugino) e, più o meno nello stesso periodo, la fondazione e il coordinamento della “Famiglia Trentina” di Rovigo in cui trovano riferimento tutti i suoi conterranei fuoriusciti (profughi, reduci o emigrati); al 1917 risale invece la promozione della collocazione in centro città di un monumento celebrativo del martire Cesare Battisti. Intanto il nuovo Vescovo di Rovigo, probabilmente per sfruttare le sue qualità ormai note di grande trascinatore, decide di richiamarlo stabilmente a Rovigo affidandogli la direzione de “Il Popolo”, periodico della Diocesi. Nel giro di pochi anni Antonio Rossaro diviene una figura di spicco nell’ambiente culturale di Rovigo, anche in virtù della sua appassionata attività sul fronte degli studi di storia locale e della produzione letteraria. E’ in stretto contatto con gli ambienti dell’Accademia dei Concordi, prestigioso istituto cittadino, e nel 1918, a pochi mesi della fine della guerra, Rossaro viene chiamato a prestare servizio quale curatore della biblioteca dell’Accademia stessa (impegno che manterrà fino al 1920, quando lascerà Rovigo).
Nel 1921 Antonio Rossaro è a Milano impegnato nell’attività di insegnamento. Ma il 1921 Ë anche l’anno del rientro in Trentino, nella città natale, dove -anche in virtù dei trascorsi alla biblioteca concordiana di Rovigo- viene chiamato dal sindaco a dirigere i lavori di ripristino e riapertura al pubblico della Biblioteca civica che era rimasta chiusa per tutti gli anni della guerra subendo gravi danni. Svolgerà questo compito con grande passione e manterrà il ruolo di direttore della Biblioteca per il resto della vita.
Sempre nel 1921, al suo rientro a Rovereto, Rossaro viene coinvolto nella fondazione del Museo storico della Guerra con sede nel Castello di Rovereto. Ma già a Milano, qualche mese prima, seduto nei pressi dell’Arco della Pace durante un tramonto, aveva avuto la prima intuizione della sua creazione più famosa, ovvero la Campana dei Caduti di Rovereto, monumento da dedicarsi alla pace e a tutti i caduti della Grande Guerra che aveva scosso profondamente tutta l’Europa. Non perde tempo e, una volta a Rovereto, si fa attivo promotore dell’iniziativa proprio presso la sede del Museo della Guerra. Il 4 novembre del 1925 la Campana dei Caduti, sistemata sul Torrione Malipiero del Castello di Rovereto, viene inaugurata alla presenza del Re. Da questo momento in poi, fino alla morte, Rossaro si dividerà tra l’impegno in Biblioteca e l’impegno alla vita di questo monumento, facendosi promotore di svariate iniziative e affrontando anche vicissitudini tormentate e controverse. Antonio Rossaro muore il 4 gennaio del 1952.